Altro che festa, serve una “guerra” per difendere l’Italia repubblicana

È inutile e ipocrita celebrare a parole la Repubblica se poi nei fatti si tollerano e avallano le più pericolose violazioni dei suoi valori fondanti, senza fare nulla di concreto per difenderli.

Chi ha responsabilità istituzionali non può limitarsi a scrivere frasi fatte su facebook scopiazzate qua e là, né scattarsi i selfie dietro al tricolore, specialmente se, come accade nella Regione Molise, sono a rischio diritti costituzionali fondamentali riconosciuti sulla carta ma negati in concreto, la cui elusione pregiudica il compito più nobile e alto della Repubblica che è quello di garantire l’eguaglianza sostanziale di tutti i cittadini (art. 3, co. 2).

Per questo, da quando, nel giugno 2023, siamo tornati in Consiglio regionale, stiamo portando avanti una battaglia politica e giudiziaria per il Molise e i molisani, vittime di una legislazione statale gravemente penalizzante che da 16 anni, per responsabilità di tutte le forze politiche che si sono avvicendate al governo del Paese e della regione, ci nega di fatto il diritto alla salute (art. 32), di elettorato attivo (art. 1) in ambito sanitario, violando i più comuni principi di progressività fiscale e capacità contributiva (art. 53) e di unità e indivisibilità della Repubblica (art. 5).

Visto che la politica regionale non ha avuto il coraggio di condividere e fare propria questa rivendicazione sacrosanta, il fronte si è trasferito davanti alla Giustizia amministrativa dove, grazie alla pronuncia dell’altro ieri del Consiglio di Stato, la partita è apertissima e siamo pronti a giocarla, anche questa volta, fino in fondo.

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