Altro che “chiacchiere da bar”

Sull’ipotesi di acquisito dell’ex Cattolica è un dovere pretendere massima chiarezza e rigore.

Il presidente della Regione Roberti dimostra di avere una strana concezione della democrazia, delle Istituzioni e delle modalità di gestione della cosa pubblica se bolla come “chiacchiere da bar” le mie doverose iniziative istituzionali volte a pretendere massima trasparenza e rigore nella vicenda dell’ipotesi di acquisto da parte della Regione della struttura ex Cattolica di Campobasso, perché si tratta di una delicatissima questione dalla quale dipende non soltanto il futuro dell’organizzazione sanitaria regionale ma anche l’esborso di decine di milioni di euro. 

 Altro che “chiacchiere da bar”: apprendiamo dai giornali di una trattativa “aumm aumm” che Roberti starebbe gestendo in gran segreto (manco fossero soldi suoi o la Regione fosse la tavernetta di casa sua o la barca di un suo amico) per l’acquisto da un privato di un immobile acquistato con soldi pubblici, tenendo completamente all’oscuro della procedura sia la Giunta sia il Consiglio sia la struttura commissariale, e che tale compravendita dovrebbe completarsi entro fine anno, non si sa con quali soldi e con l’avallo di chi. 

Per fare piena luce sull’operazione ho presentato un’interrogazione nel settembre 2023, rimasta lettera morta, poi un’altra nei giorni scorsi che attende ancora di essere discussa; per accedere agli atti del finanziamento pubblico a suo tempo erogato in favore della Cattolica (oltre 70 miliardi di lire), sono stato costretto a presentate ricorso al Tar, e pur avendolo vinto la Regione continua a nascondere gli atti, tanto è vero che ho dovuto proporne un altro per l’ottemperanza della sentenza.

Lo ripeto per l’ultima volta: prima di procedere a valutare l’acquisto è indispensabile fare piena luce sulla vicenda, a partire dalla verifica della proprietà della struttura e del rispetto degli obblighi sottesi al finanziamento pubblico a suo tempo elargito dallo Stato in favore della prestigiosa Università Cattolica del Sacro Cuore, visto che il contributo pubblico era vincolato a realizzare un Ircss, escludendo qualsiasi scopo di lucro (art. 3 dello Statuto), mentre oggi quella struttura è occupata (in comodato gratuito?) da una srl privata, controllata da una società anonima svizzera (chi sono i soci?), sprovvista, per quanto si sappia, di accreditamento scientifico o universitario. 

Related Posts