Alla ricerca del PO perduto

Mentre il dibattito pubblico sulla sanità molisana è inquinato da fesserie colossali (come l’Intelligenza Artificiale per le liste d’attesa o le bufale sulla mobilità attiva), le notizie vere e di pubblico interesse vengono, invece, costantemente occultate.

La più clamorosa omissione riguarda il Programma operativo sanitario, cioè l’atto di programmazione che ne delinea l’organizzazione, stabilendo il numero e la tipologia di posti letto tra ospedali pubblici e strutture private, le reti tempodipendenti (ictus, infarto e trauma), la medicina territoriale, penitenziaria e veterinaria, i punti nascita, la salute mentale, la riabilitazione, la rete dei laboratori, i rapporti con l’Università, per citare i settori principali.

In breve, parliamo della pianificazione del diritto alla salute di tutti i cittadini molisani, ridotto, com’è noto purtroppo a tutti, al di sotto della soglia di garanzia dei Lea e anche della decenza.

Ebbene, del Programma Operativo si sono perse completamente le tracce, con il paradosso che siamo a fine gennaio 2024 e vige ancora il piano Frattura 2015/2018, scaduto da 6 anni!

A rigore ci sarebbe il Piano Toma 2019/2021, approvato a fine 2021 (che per stessa ammissione dell’ex presidente non è altro che quello scritto da Giustini nel 2019), ma di fatto non è mai stato attuato e quindi è solo sulla carta. Circola da mesi una bozza di “nuovo” piano 2022/2024, dunque praticamente già prossimo alla scadenza, ma non si ha comunque notizia della sua adozione. Insomma, una vicenda a dir poco ridicola, purtroppo taciuta anche dagli organi di informazione e ignorata dalla politica e dalle Autorità di controllo.

Un ritardo inconcepibile che viola clamorosamente la legge e i principi di economicità, efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione, tanto più grave visto lo stato comatoso della sanità molisana che avrebbe bisogno di reazioni tempestive e decisioni drastiche anziché di inerzia, omissioni e pacche sulle spalle.

La tragedia nella tragedia è che il prezzo di questo ritardo inqualificabile che produce disservizi lo pagano soltanto i cittadini-utenti del servizio sanitario. Come al solito.

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