
È un Paese perduto quello in cui si manifesta gioiosamente, convintamente e concretamente per rivendicare il sacrosanto rispetto dei diritti sessuali, ma non si muove neppure un ditino né si spiccica mezza parola e si tollera passivamente e pavidamente la reiterata violazione dei diritti sociali fondamentali, in primis quello alla salute.
Non è mica un caso che alcuni dei partiti che si intestano più rumorosamente e ostentatamente la paternità delle sfilate del Pride siano gli stessi che hanno difeso con le unghie e con i denti la sacra inviolabilità dei vincoli di bilancio quando si trattava di adeguare pensioni minime, salari e prestazioni socio-sanitarie, mentre oggi sostengono la corsa al riarmo votando a favore dello sforamento degli stessi vincoli per finanziare l’aumento della spesa militare.
E, guarda un po’, si tratta degli stessi partiti e “statisti” che si strappano i capelli contro Putin ma hanno atteso vigliaccamente mesi per aprire bocca sul genocidio a Gaza e i crimini di Netanyahu.
La difesa autentica dell’uguaglianza impone che si tutelino e garantiscano i diritti sociali non meno delle libertà sessuale e di manifestare, e implica che ci si esponga pubblicamente senza calcoli opportunistici e mettendo in conto di poterci rimettere qualcosa.
Altrimenti è troppo comodo e troppo ipocrita.