Sanità pubblica: il Molise come laboratorio nazionale del disastro (Wordnews.it)

Dalla Neurologia smantellata del Cardarelli agli appalti ai privati: Massimo Romano denuncia il collasso pilotato della sanità pubblica molisana, tra debiti, silenzi, responsabilità politiche trasversali e assenza di controlli.

Un’emorragia che dura da diciotto anni

“Io non sarò complice”: con questa dichiarazione, Massimo Romano ha aperto un intervento che è molto più di una denuncia. È un atto d’accusa preciso contro un sistema che, nel Molise, da quasi vent’anni, si consuma sotto gli occhi di tutti. Commissariata da sedici anni, la sanità molisana continua a essere gestita da strutture nominate dallo Stato, con risultati, secondo Romano, disastrosi.

“Ci sono 131 milioni di euro di debito residuo”, ha ricordato il consigliere, “nonostante siano piovuti milioni per il rientro. Ma il buco aumenta e i servizi crollano”.

Un esempio emblematico riguarda la Neurologia del Cardarelli di Campobasso, svuotata della sua funzione salvavita: la trombectomia meccanica. La prestazione, fondamentale per intervenire in casi di ictus, potrebbe essere affidata a Neuromed, struttura privata con 154 posti letto in neurologia. Ma, come ha precisato Romano, questo va contro le disposizioni del Consiglio regionale, che prevedevano il rafforzamento della sanità pubblica.

E poi c’è l’Emodinamica, altra prestazione salvavita, spostata dal Cardarelli alla Responsible Spa, società privata controllata da una anonima svizzera. “Trenta milioni di euro all’anno”, sottolinea Romano, “senza nemmeno sapere chi siano i soci. È normale tutto questo?”.

Il racconto si fa più amaro quando si passa all’informazione. “Non se ne parla”, denuncia Romano. “Ci sono contaminazioni evidenti tra interessi privati e media. E così si sposta l’attenzione su fesserie”. Una stampa troppo vicina al potere, incapace di denunciare le deviazioni sistemiche, mentre il sistema sanitario regionale crolla e i molisani fuggono fuori regione per curarsi.

Il Molise è in piano di rientro dal 2007. Ma il paradosso è evidente: chi ha affossato il sistema è stato poi premiato con il ruolo di commissario. “Come nominare Dracula all’Avis”, commenta Romano, citando Di Pietro.

In sedici anni, i commissari hanno aggravato il debito, ma i cittadini molisani continuano a pagarne le conseguenze: tasse più alte, meno servizi, meno medici. A questo proposito, il consigliere ha ricordato una delibera da lui stesso redatta, in cui si chiede che sia lo Stato a farsi carico del disavanzo, rivalendosi sui commissari, e non sui cittadini. Ma la proposta è stata bocciata dalla maggioranza.

“Nel 2020 tutte le regioni hanno avuto fondi per costruire le Torri Covid. Nel 2025 in Molise non c’è nemmeno il progetto”, attacca Romano. “Altri le hanno costruite e riconvertite. Qui siamo ancora alle chiacchiere. Ma qualcuno pagherà mai per questo?”.

“Dal 2005 ad oggi – da Iorio a Frattura, da Toma a Roberti – tutti hanno contribuito allo svuotamento della sanità pubblica”, denuncia Paolo De Chiara, che richiama le responsabilità trasversali della politica regionale.

Romano non si tira indietro: “I 5 anni del governo regionale PD (2013-2018) sono stati i peggiori. È in quel periodo che si è consumata la svolta definitiva, con il via libera al DM 70 Balduzzi. Non parteciparono nemmeno alla riunione in cui potevano opporsi”.

La sintesi finale di Massimo Romano è netta: “La sanità pubblica si può salvare. Bastano tre mosse: razionalizzazione dei presìdi, azione legale per scaricare il debito sullo Stato, e cura dimagrante per i privati accreditati. Ma manca la volontà politica. Manca una classe dirigente con coraggio”.

Non siamo complici”, ribadiscono De Chiara e Schilirò. “Ecco perché siamo su TikTok: per occupare gli spazi lasciati alla criminalità, ai boss in carcere che pubblicano video con sottofondi neomelodici. Noi ci siamo, e ci saremo ancora”.

La sanità pubblica non è ancora morta, ma è in coma farmacologico, mantenuta in vita da chi non vuole mollare. La puntata si è chiusa con un’idea semplice e potente: la Costituzione garantisce la salute come diritto universale. Oggi questo diritto è negato. Ma possiamo ancora salvarlo.

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